2021
La Natura secondo Letizia Fornasieri
di Carlo Adelio Galimberti

La pittura […] è legittima figlia di natura, […] ma per dir più corretto, diremo nipote di natura perché tutte le cose evidenti sono state partorite dalla natura, dalle quali cose è nata la pittura. Adunque rettamente la chiameremo nipote di essa natura e parente d’Iddio. 
               LEONARDO, Trattato della pittura

In questa seducente rassegna delle opere di Letizia Fornasieri ci troviamo di fronte a quell’'autentico processo poetico che la cultura greca antica chiamava produzione. Platone parla dei poeti, e quindi degli artisti, appunto perché producono. Che cosa producono gli artisti? Producono un linguaggio nuovo, un linguaggio che solitamente non è non é utilizzato, un linguaggio inaudito. E allora in questo senso le opere di Fornasieri sono produzioni non nel senso tecnico ma proprio nel senso poetico.

Letizia Fornasieri percorre quei sentieri che conducono alla scoperta del senso inaudito ed inconsueto della natura: un senso che é spesso ignorato e inespresso perché é quello che sa trapassare la superficie della consueta e banale apparenza delle cose per raggiungere, così, quegli innumerevoli aspetti reconditi d’ogni corpo del creato, abbandonandosi al fascino che la consistenza e la cromia della materia sanno esercitare quando incontrano la sensibilità dell’'artista.

Parlo di seduzione perché se chiedete a Letizia Fornasieri come si comporti davanti ad un fiore, a un campo, a un gruppo d’animali, sentirete espressioni che nulla hanno a che vedere con l’atteggiamento di chi semplicemente “vede”: lei vi parlerà del gesto dei suoi pennelli come di carezze che corteggiano la bellezza della natura. E questo è magistralmente rappresentato nelle opere che sfruttano lo strumento fotografico per realizzare immagini che superano la freddezza dell'’obiettivo meccanico per approdare a soluzioni assolutamente originali su cui poi l’'artista interviene con l’'espressione pittorica. Si tratta di una consapevolezza della presenza (oggi invasiva) dello strumento fotografico che cattura solamente quello che inquadra.  Perciò Fornasieri non si accontenta: inaugura, allora, un dialogo possibile con la fotografia, ma solo perché riesce a trasfigurare la sua apparente obiettività meccanica. Infatti, Fornasieri non si accontenta di quello che la fotografia cattura, ma interviene sulla stampa fotografica con solventi in maniera da decomporne la freddezza della trama. E' così che l’'artista sa assecondare quella scoperta del significato nascosto dell’'immagine, riuscendo a liberarlo dietro la prigione della vista tecnica. Una “vista” che, grazie a queste sue ingegnosità e a questi suoi artifici, diviene alla fine uno “sguardo” e che il successivo intervento pittorico condurrà alle soglie dell’'apparire della bellezza della natura.

Immaginate d’essere sotto una fronda di foglie e scattare una foto. Le foglie impediscono ai raggi del sole di raggiungere il vostro obiettivo. Ebbene, Letizia Fornasieri scioglie, sulla stampa fotografica con i suoi solventi, quello che ha impedito al sole di penetrare tra i rami, liberando cosė una bianca luce splendente che circonderà poi con i toni dei tronchi, delle foglie e dei rami: in alcune opere quei colori sono quei rossi ed aranci intensi come quelli che sogliono vestire il mondo al tramonto. Quasi un saluto alla luce che se ne va, sapendo che, come sanno gli artisti, il giorno dopo sorgerà di nuovo per una nuova avventura di senso.

Il risultato è quindi un ammiccamento alle poetiche delle avanguardie informali del secolo scorso, che però Fornasieri non irride, sapendone cogliere la prepotente espressività del gesto ma mantenendo una innamorata versione della forma naturale, non per sterile nostalgia, ma per fedeltà alla sincerità dell'’incanto delle cose di natura.

Quindi ci sono poi le opere su tela. Una superficie sulla quale l’'artista non si accontenta della tradizionale blandizia dei pennelli. Interviene con graffi, strofinamenti, e altre audaci scalfitture, per pretendere di interrogare energicamente il senso nascosto della bellezza naturale, restituendoci quella ricchezza di immagine che la povertà d’una vista frettolosa impedisce di intendere e che la delicatezza dell'’artista, invece, sa cogliere.

Ecco allora i filari di vite della terra senese, i lucori tremolanti delle rogge, l’'ondeggiare invitante dei fiori sull’'acqua, che nelle opere, a olio su tela, divengono apparizioni di sentimento, come di chi si abbandona fiducioso a quell'’abbraccio che la natura promette a chi sa rivolgersi con quel distacco dal comune sentire che solo la sensibilità poetica sa garantire. Ecco allora che tra le mani di Fornasieri scorrono quei colori liberati dalla suggestione che gli artisti sanno captare, fino a trasmutarne alcuni in apparentemente innaturali, come quei grappoli blu che mirabilmente si contrappongono ai grigio-aranci del fondo, mostrando così anche la perizia dell'’artista nel governo ottico nella contrapposizione dei pigmenti fondamentali.

Visitando questa rassegna, vi sentirete avvolti da una natura da cui, forse per le nostre consuetudini contemporanee, ci siamo distratti. Ecco allora come la poesia di Letizia Fornasieri ci invita a ripercorrere un tragitto spettacolare, per riproporci la bellezza del creato e ricordandoci così che la nostra esistenza diviene autentica e credibile quando si abbandona all'’attrazione del senso e della bellezza di cui, grazie alla sua poesia, noi siamo sostanza.      

Carlo Adelio Galimberti

Letizia Fornasieri (Milano, 1955) è  pittrice  affermata e apprezzata. Il suo percorso artistico  inizia negli anni Ottanta. Nel 1981 si aggiudica il Premio San Fedele Quadro Giovani alla Galleria San Fedele di Milano. Nel 1995 vince il Premio di Pittura Carlo Dalla Zorza, organizzato dalla Galleria Ponte Rosso di Milano.
Si č formata all'Accademia delle Belle Arti di Brera e la cultura pittorica del Novecento, oltre alla forza della sua  personalitā, sono alla base dello sviluppo del suo linguaggio. Letizia Fornasieri ha guardato ai grandi del Novecento francese e tedesco,  a Renato Guttuso,  alle proposte che arrivavano negli anni formativi da Giovanni Testori (lo svizzero Varlin, gli espressionisti tedeschi) e  infine a  William Congdon. Il grande pittore   americano che  visse in Italia e con cui stabilė un intenso dialogo e amicizia.
Lo stile di Letizia Fornasieri che potrebbe essere definito realismo espressionista,  si   č  evoluto  nel tempo  acquisendo tratti  di un naturalismo luminoso e pacato.
Letizia Fornasieri ha partecipato a fiere dell'arte contemporanea in Italia ed Europa e ha anche esposto in    spazi  pubblici di  notevole prestigio.  Il  suo quadro   “Milano - Tram”  partecipa  alla XIV Quadriennale di Roma del 2005 ed entra a far parte della collezione della Camera dei Deputati del Parlamento Italiano.
I suoi temi ricorrenti sono legati alla sua vita e determinati da uno sguardo attento e partecipe che lei rivolge a ogni cosa. Dagli interni domestici, agli scorci di città, ogni attimo di contemplazione può diventare un quadro che eleva e trasfigura semplici eventi della quotidianità. Dal 2010 le sue ricerche si sono ampliate, acquisendo una tecnica in cui la pittura si sovrapponeva alla base fotografica.
In anni più recenti la ricerca pittorica di Letizia Fornasieri si è sviluppata sul tema del paesaggio e dell’'ambiente agreste. Queste nuove tematiche sono state accompagnate da una 'nuova' pittura dai segni più rapidi ed essenziali. Una pittura fatta di immagini più sintetiche e meno didascaliche, rielaborate dal ricordo e dalla memoria. Anche la tavolozza dei colori si è rinnovata: trasparente e luminosa con una tecnica che consente al colore di scivolare maggiormente sulla superficie della tela. Il risultato di questo recente sviluppo è testimoniato dalle mostre al Museo Diocesano di Milano del 2015 e da quella del 2016 alla Galleria Civica Ezio Mariani di Seregno e dalla personale all’'Acquario Civico di Milano del 2020 realizzata in collaborazione con la Galleria Rubin.
Letizia Fornasieri ha inoltre realizzato alcune opere a carattere religioso  tra cui: “Via Crucis”, per la Chiesa di Gesù a Nazaret nel quartiere Adriano di Milano.
Numerosi critici d’arte e personalità del mondo della cultura hanno scritto di lei, fra questi ricordiamo: Rossana Bossaglia, Giorgio Mascherpa, Paolo Biscottini, Cecilia De Carli, Aurelio Picca, Luca Doninelli, Elena Pontiggia, Roberto Perrone, Maurizio Cucchi, Marco Tonelli, Antonio Spadaro, Flavio Arensi, Vladek Cwalinski, Giuseppe Frangi, Lorenzo Canova, Luca Beatrice, Marina Mojana e Demetrio Paparoni.