2016
Letizia Fornasieri
di Letizia Fornasieri

Carissimi che mi leggete,

con l’ occasione di questa nuova mostra, a Seregno, vorrei raccontarvi qualche aspetto che riguarda l’origine del mio lavoro di questi ultimi anni.
Questa è la storia.
Quasi dieci anni fa ricevetti l’invito di passare qualche giorno a Mocine, un’azienda agricola che si trova nel Senese, in particolare nella zona denominata Crete senesi.
Io non sapevo che cosa fosse una vigna, non sapevo come si disponessero le barbatelle, non sapevo che quando piove non si potano gli ulivi, non conoscevo il canto delle rane, o i fiori delle ninfee nel fontone. Non sapevo che cosa fosse il favino e come si cacciassero i cinghiali. Per me è stata una sorpresa assoluta. Mi pare ora, a distanza di anni, di poter affermare che l’Amicizia, introduce ad un mondo sconosciuto.
Come diceva don Luigi Giussani, la conoscenza è sempre originata da una simpatia, da una preferenza. Seguendo questa preferenza ci si inoltra in qualcosa di nuovo.
L'altro aspetto diverso, che c'è in questo lavoro è il supporto su cui dipingo.
Da diversi anni cercavo una superficie su cui il colore scivolasse con più fluidità ed il gesto non fosse frenato dalla tavola. Cercavo un gesto pittorico che dettagliasse meno naturalisticamente le cose, che la Pittura avesse un suo “canto” un attimo prima di “soccorrere” la forma. Ho cercato e provato, cercato di nuovo e riprovato: mi sembra che il forex, questo materiale sintetico che qui ho usato, abbia risposto alle esigenze che avevo.
Un aspetto non secondario della luminosità che vive in questi lavori è dato dal fatto che i toni chiari di colore sono spesso ottenuti togliendo il colore messo precedentemente: appare così il biancore della superficie sottostante.

Vi saluto tutti, caramente, felice di passare qualche giorno con voi

Milano, 12 luglio 2016