1990
Letizia Fornasieri

LA PITTURA DI LETIZIA FORNASIERI
di Marco Rossi, Alessandro Rovetta

Quando già si erano scelte le opere per questa mostra, Letizia Fornasieri ci ha ancora una volta sorpresi con nuovi dipinti, che nelle loro inedite soluzioni, al contempo cariche di rimandi alla produzione passata, richiedono oggi di tentare la ricostruzione di un percorso, rispecchiato dalla stessa esposizione con suggestioni particolari. Basta ad incoraggiarci la rievocazione di quelle caratteristiche "ripidità prospetti che" che dall' An­netta del 1986 si spalancano nell'odierna Veranda. È proprio attorno alla commovente Annetta che s'incentra un omogeneo gruppo di opere, qui rappresentato anche dalla Madre e dalla Sedia di  Camillo, che registra il rapporto con una realtà consueta e familiare, ma non scontata, anzi guardata con una domanda senza riserve e pregiudizi, alla ricerca di un significato. La densità della materia pittorica e le ardite profondità prospettiche svelano la dignità dell'istante e della vita quotidiana, fatta di sofferenza, affezione, lavoro. Pur contro la volontà di Letizia, saremmo tentati di individuare riscontri storici: sopra tutti Van Gogh, più per un'analogia di ricerca umana che estetica, suggestivamente evocata dalla coinci­denza del giorno di nascita e chiaramente esplici­tata nell'affidarsi alla pittura come espressione totale di sé. «La pittura mi vuole bene» sostiene, ed ancora: «I pittori moderni "pensano" la pittura, mentre io nella pittura cerco il senso di me e delle cose. Il senso, la verità ha il corpo delle cose, di ciò che quotidianamente incontro». [...] Continua...