novembre 2014, Duemila
Letizia Fornasieri, un’artista “fortunata”
Cominciare a parlare un po’ di me non è facilissimo, ma tentiamo! Ho sul tavolo una sequenza di domande che mi sono state proposte dal giornalista...Vediamo di seguirle almeno un po’.
-Chi è Letizia Fornasieri per chi forse ancora non la conosce?
Intanto vorrei dire che sono milanese e anche i miei erano di Milano. Ho studiato al Liceo Scientifico Leonardo da Vinci negli anni Settanta. Poi ho seguito i corsi di pittura all’Accademia delle Belle Arti di Brera. Direi che pochissimi dei miei compagni e amici di studi possono attualmente vivere del loro lavoro artistico.
-Parliamo del suo iter di studio e di formazione?
Io credo proprio di essere stata fortunata, o meglio “graziata”. Non è facile entrare nel campo dell’Arte, non so neppure io come mi sia successo. Certo posso riconoscere di aver ricevuto una dote particolare, il Dono della Pittura.
Con il tempo ho capito che è una grande responsabilità, perché è un lavoro in cui nessuno ti “controlla”. Puoi essere serio, ma puoi anche “barare”. Io credo di essere stata sempre molto seria: appena finita l’Accademia, mi dicevo che volevo capire quale fosse il mio compito nella vita. Ecco, ho sempre concepito il mio dipingere come un compito, come la risposta che io dovevo dare alle cose che mi “interpellavano”.
Credo effettivamente che la vita sia una vocazione, (parola oggi molto in disuso e incomprensibile ai più) che significa una risposta da dare a qualcuno, a qualcosa che ti ha fatto entrare nella vita.
Io ho sempre avuto chiaro, nel mio lavoro di pittrice ma anche prima, quando non lo ero ancora diventato in tutto e per tutto, che la Pittura così come qualsiasi altra occupazione è “assediare” la realtà. Esigendo che Lei sveli il suo “segreto”. La realtà, le cose, le situazioni hanno un segreto e io voglio conoscerlo. Direi che questa posizione consente di fare della propria vita un'avventura, di incontrare persone, le più svariate, di pensare, di riflettere e di essere in una parola: seri con se stessi e con la realtà tutta.
Io sono contenta di avere impostato così la mia attività. Ho sempre lavorato dal vero, cominciando a ritrarre: mele, verdure e oggetti. Poi i temi sono diventati gli interni della mia casa, con tavoli, finestre e sedie. Finchè un bel giorno ho anche guardato fuori e... via! Mi sono messa a dipingere le strade, i tram , le filovie, gli incroci e le persone che passano accanto a noi ogni giorno.
-Usa molte tecniche diverse tra loro?
A un certo punto ho iniziato a usare anche la fotografia che consente di prendere, diciamo così, “appunti” di ciò che si vede. Ma resta sempre più bello e più intenso il dipingere dal vero. In questi ultimi anni ho fatto parecchie opere, lavorando a olio su stampe fotografiche di fotografie fatte da me. Ne è nato un filone particolare che un po’ si discosta dal mio primitivo modo di lavorare. Un nuovo indirizzo che mi ha consentito di capire alcune cose della realtà. Il fatto, per esempio, che io intervenga con la pittura sulla fotografia, per me, significa che la realtà così come ci appare non è “posto” ha bisogno di un riassestamento. Io non sono una brava fotografa, uso le foto in modo, diciamo così, strumentale come base per entrare di più in certe mie riflessioni che la natura mi sollecita.
Con questa tecnica “fotografica” ho dipinto parecchi vigneti e paesaggi delle Crete Senesi. Un luogo in cui ogni tanto mi reco a trovare degli amici agricoltori che vi abitano.
Fin'ora la tecnica pittorica che ho usato quasi esclusivamente è quella della la pittura a olio su tavola. In parallelo mi dedico però anche ad altre sperimentazioni: con pastelli a olio ed ecoline, su carte diverse per ottenere effetti differenti. Non amo però né l’acquarello né l’acrilico.
Io uso in genere tutti i colori, con grandi spatolate, tanto che i mie colleghi se ne stupiscono perché in questi decenni si usa spesso solo il colore monocromo.
-Chi sono le personalità più interessanti che ha conosciuto con la sua attività?
Ho guardato a grandi artisti durante i miei studi e li ho riconosciuti come “amici”. Gli amici sono qualcosa di molto importante nella vita. Tra questi negli anni sono stati: Braque, Cézanne, Picasso, van Gogh, Vuillard, Pollock, Franz Kline, Congdon e altri. Bisogna sempre imparare da qualcuno più bravo di noi! Anche questa è una posizione, oggigiorno, non condivisa. La tradizione è qualcosa da cui imparare, non da eliminare.
-Quali sono le sue intenzioni per i prossimi mesi a venire?
Nel 2015 ho in programma una mostra al Museo Diocesano di Milano.
-Qual è l'opera più impegnativa che ha realizzato?
Uno dei lavori più impegnativi che ho realizzato è stata una Via Crucis per la chiesa di Gesù a Nazaret, a Milano. E' un'opera composta da sette tavole di un metro quadro l’una e da un trittico con sportelli apribili, di sei metri per tre. Mi ha richiesto un anno di lavoro intensissimo e l’aspetto più faticoso è stato il doversi immedesimare con gli episodi del Vangelo di Cristo.
-Su internet dove è possibile farsi un'idea della sua carriera e della sua produzione artistica?
Per conoscere meglio la mia attività potete visitare il mio sito internet: letiziafornasieri.it, che offre una sintesi del mio lavoro dagli anni Ottanta a oggi.
-Per quanto riguarda il tempo libero, quali sono i suoi hobbies culturali?
Il mio tempo libero è veramente poco. Vivo con una sorella gravemente autistica e la mia vita non è facile. Mi piace leggere, in genere romanzi e cantare. Il poco tempo libero però lo dedico agli amici. Io credo che ci si ri-posi nell’amicizia.
Ecco questo è un po’ della mia vita.
Vi ringrazio dell’attenzione, se avete avuto la pazienza di leggermi.
di Simone Soldera