2011, Il Sussidiario

QUEL PENNELLO DI LETIZIA FORNASIERI CHE COGLIE LA “GLORIA” NEL QUOTIDIANO

Letizia Fornasieri espone dal 6 al 24 ottobre 2011 in via Santa Maria Valle a Milano, prima tra gli eventi promossi dalla Fondazione Durini, la cui finalità è quella di sostenere il lavoro di pittori e scultori meritevoli. Curata da James Rubin, la mostra presenta quaranta lavori, di cui trentadue inediti e otto storici, che ricostruiscono il percorso artistico della pittrice milanese, nata nel 1955 e nota oramai anche al grande pubblico per le numerose esposizioni, ultima tra le quali l’importante rassegna antologica al Palazzo della Ragione a Mantova.
I temi affrontati dalla pittrice sono legati alla vita quotidiana della sua famiglia e della sua città, Milano: oggetti e paesaggi sono colti dall’occhio attento di chi si sofferma su un particolare e sa trovare nelle cose un oltre che ne svela il significato. Ma questa operazione non perde di vista le cose, anzi le rappresenta con coraggio e forza, ed anche con intima partecipazione. Tali sono le raffigurazioni della figura materna, colta in momenti della vita casalinga e insieme capaci di ridirne la memoria vissuta in tanti anni di dedizione alla famiglia. E Milano, rappresentata in palazzi, in taxi, in tram e filovie non è la città fredda in cui si intrecciano senza saperlo tante vite frettolose, ma è fatta di uomini che abitano e si spostano in uno spazio proprio: Letizia Fornasieri ne coglie la vita laboriosa e dona alle strade e alle case la loro identità più riposta. C’è un grande silenzio nella casa e nella città e in esso si avverte la presenza umana.
I temi floreali spiccano per la vivacità cromatica, dai gialli dei girasoli ai rossi dei gerani e dei ranuncoli. Ad essi si aggiungono le vigne di Asciano, colte nei colori dell’autunno e gli inediti verdi ortaggi del mercato di Parigi. Anche in questo caso non è una pittura soltanto figurativa, ma il tentativo riuscito di leggere dentro la natura e la bellezza e la varietà delle sue forme la sostanza che la fa.
Forse per questo ciò che in genere è guardato con superficialità è reso speciale una volta dipinto e fa tornare all’oggetto con maggiore attenzione. Miracolo della poesia che restituisce alle cose quotidiane la loro bellezza e la loro gloria.
Si direbbe che l’autrice abbia un modo molto suo, molto personale di amare la vita, i suoi dettagli e che abbia il dono di trasferirlo nel suo lavoro. Le sue opere infatti hanno uno strano riserbo, ma nello stesso tempo comunicano una forza di passione nella percezione delle cose e nella loro rappresentazione. Forse questo riserbo permane nel silenzio in cui gli oggetti, sedie, finestre, biancheria, fiori, rape, carote, facciate vivono, a dispetto della forza dei colori e dell’atto pittorico. Questa sorta di castità nell’amore è ciò che si avverte con relativa facilità e con ammirazione nell’opera di Letizia Fornasieri, giunta a una maturità che semplifica. 
L’augurio sincero è che la sua ricerca continui, non solo nella varietà di temi e di tecniche, ma soprattutto nell’occhio con cui guarda alle cose e nella mano che le ridona arricchite di gloria. Per rubare una sua espressione, “la gloria di una giornata qualunque”.

di Laura Cioni